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Friday, August 31, 2018

Potere, Profitto, In-efficienza e Responsabilità

 

Potere, Profitto, (In)efficienza e Responsabilità

- Ulteriori riflessioni a seguito del recente tragico evento relativo al crollo del Ponte Morandi sul Polcevera, a Genova -

" Il campo di sterminio di Treblinka e il suo comandante, Franz Stangl, sono esempi di efficienza al massimo grado di purezza. Treblinka era il più grande dei cinque campi costruiti 
esclusivamente a scopo di sterminio dai Tedeschi durante l'occupazione della Polonia. Secondo una stima estremamente prudente, in questi campi furono uccise circa tre milioni di persone in diciassette mesi. …" (frasi tratte da James Hillman e riportate nel suo saggio "Il potere - Come usarlo con intelligenza", pag. 46)  
E, poco oltre: "Chiunque giustifichi le decisioni facendo riferimento alla bottom line, ha qualcosa da imparare da Treblinka." Parole forti, pesanti, oserei dire estreme, quelle di Hillman (opera sopra citata, nonchè anche in altro mio articolo, pag. 57), del cui saggio, constato con piacere ed interesse, ho deciso di intraprenderne la lettura in toto
Sono parole che, secondo l'analisi e la ricostruzione di Hillman, legano con un filo rosso alcuni tra i principali concetti da lui esposti nella prima parte del Suo saggio ovvero: il Potere, il Profitto, l'Efficienza e la Responsabilità (per un approfondimento più adamantino, organico e dettagliato si rimanda alla prima parte del bel volume citato). 
Queste categorie e questa analisi trovo si applichino anche al caso relativo al crollo del Ponte Morandi, con la sola singolare e smaccante eccezione, come illustrerò oltre, riguardante l'aspetto afferente l'Efficienza, che nel caso in questione si tramuta nel Suo perfetto opposto: In-efficienza.  
Parole che fanno riflettere non poco se riferite e collegate alla recente tragica vicenda del crollo del Ponte Morandi a Genova e alla società Autostrade per l'Italia S.p.A., la cui maggioranza nell'assetto proprietario fa capo alla famiglia Benetton, che deteneva/per ora detiene la gestione dell'infrastruttura in regime di concessione amministrativa.  
Nella Parte prima del suo saggio, pagg. 39-62, Hillman riferisce dei concetti di Responsabilità sociale. Si badi che questi concetti venivano espressi dall'autore, in modo avveniristico e quasi profetico, oramai più di vent'anni fa, quando invece ancora oggi, attualissimi e innovativi, essi sembrano fare timidamente breccia nell'ambito delle coscienze individuali e delle sensibilità a livello "corporate", insieme al concetto, di matrice anglosassone, di "accountability" che potremmo rendere in italiano, in modo non del tutto collimante, con i termini "responsabilità" e "trasparenza".  
Se associamo tali affermazioni e riflettiamo su quanto accaduto con il tragico e drammatico disastro relativo al crollo del viadotto sul Polcevera gestito in regime di concessione amministrativa da parte di Autostrade per l'Italia S.p.A, a maggioranza proprietaria della famiglia Benetton, se ne possono trarre almeno un triplice ordine di considerazioni:  
  1. L'AVIDITA', IL PROFITTO E LA SETE DI DENARO 
La società dei Benetton aveva costruito il suo successo basandosi sulla vendita
 di pezzi di stoffa di discutibile e discussa provenienza manifatturiera, assistita da discutibili, discusse, monotone e divenute nel tempo fortemente scontate campagne di marketing deliberatamente e velleitariamente aspiranti alla scabrosità, alla irriverenza, allo scandalismo e al sensazionalismo "politicamente scorretto", il tutto dal sapore comunque sempre falso ed ipocrita e questo peraltro in piena terra, nel cuore, del "bigottismo" nazionale (la sede del Gruppo Benetton, ricordiamo, è ubicata a Ponzano Veneto, nel trevigiano).   
La diversificazione di questi venditori di pezzi di stoffa e di straccetti alla moda con il passaggio a gestori di autostrade, non si sa bene sulla base di quali specifiche competenze settoriali ed "industriali" é notoriamente avvenuta in base ad agganci e canali politici, a quanto pare, a detta di molti, persino di concessioni e veri e propri favori politici. 
E' così che l'assegnazione della gestione di gran parte della rete autostradale italiana in regime di concessione amministrativa alla famiglia Benetton ha permesso agli utili del gruppo (la famosa "bottom line" di cui parla amche Hillman nel suo citato saggio) di schizzare alle stelle. 
Tale gestione, infatti, ha permesso al gruppo Benetton, nel corso degli anni, di drenare e assorbire completamente tutto il c.d. surplus di monopolio, o rendita del monopolista, di questa vera e propria "gallina dalle uova d'oro" che chiamasi concessione del servizio autostradale. 
Questo avrebbe permesso di soddisfare la ricerca del profitto fine a se stessa, in definitiva la sete di danaro e l'avidità dei Benetton.  
2. L'(IN)EFFICIENZA 
La distonia, l'anomalia rispetto alle analisi e alle affermazioni di Hillman consiste nel fatto che Autostrade per l'Italia S.p.A. e in definitiva, per semplificare, la famiglia Benetton, nel ricercare e nel perseguire lo scopo prioritario del profitto, ed evidentemente della massimizzazione di questo, ha tralasciato quello che era e rientrava in uno dei suoi principali compiti ed adempimenti, ovverosia reinvestire una parte di quei profumati e sostanziosi utili nella diligente gestione delle manutenzioni per tenere in buono (se non in "perfetto", come insegnano le migliori dottrine aziendalistiche) stato di funzionamento l'asset infrastrutturale e, non ultimo, garantire la sicurezza dei suoi fruitori. Conseguentemente determinando, come illustrerò poco oltre, una perdita di efficienza in concomitanza a un paradossale danno per gli stessi profitti aziendali.
Naturalmente ad appurare, acclarare e confermare questo tipo di diffuse affermazioni (che al momento, seppur apparentemente fondate, tali rimangono) in merito ai reali comportamenti del gestore sono e saranno necessarie dettagliate, minuziose, veritiere e trasparenti indagini da parte degli organi competenti a ciò preposti. 
Ad ogni modo questo andazzo, ne sono certo, purtroppo non risparmia tante altre società proprietarie o gestrici di assets (nazionali e/o straniere), magari e si spera non in modo cosí presumibilmente eclatante. 
Chiudo questo secondo punto riportando una pregnante e a questo proposito significativa  frase di Hillman tratta dal suo saggio (cit. Pagg. 58-59) : "Sarebbe bene tennere presente l'immagine di Treblinka quando si chiede al governo (leggasi, a maggor ragione aggiungo io, concessionario privato di pubblico servizio – mia nota) di essere più "efficiente". Aspettarsi che le poste, le ferrovie, le autostrade, il sistema carcerario o i parchi nazionali diano un profitto, significa dimenticare che 
l'amministrazione statale è fondamentalmente un'industria di servizio, come è nello spirito della Costituzione. La sua efficienza può essere giudicata soltanto per I servizi che fornisce – se essi rispondono, oppure no, ai bisogni della gente che le delega il potere. …" 
Che fine hanno fatto poi quei bei documenti, quelle belle promesse formali ed ufficiali rivolte al cittadino/contribuente/utente/fruitore, in parte ammantate di legalità, (che presero avvio a partire dalla seconda metà degli anni novanta del secolo scorso con la c.d. direttiva Ciampi e le normative di rango inferiore e settoriale a seguire) che si denominano e si sostanziano nelle c.d. "Carte dei servizi pubblici" ?  Esse avrebbero dovuto e tuttora dovrebbero garantire al cittadino/utente di pubblici servizi, tra le altre cose, il rispetto di indefettibili e ineludibili principi a sua tutela, nonchè la garanzia del rispetto di adeguati livelli, o meglio standards, di servizio e di qualità. Altro che Carte dei Servizi pubblici ! Qui ci troviamo innanzi ad un ponte crollato con decine di morti ed altri strtosferici danni di varia natura !
La singolarità di tale situazione consiste nel fatto che la sete di profitto del gestore in questione é stata tale per cui, paradossalmente, la stessa ineccepibile efficienza propria delle moderne organizzazioni miranti  precipuamente, esclusivamente, al profitto, cosí come idealmente tipizzate e ipostatizzate da Hillman, si é trasformata nel suo completo opposto: alta, totale inefficienza, con crollo della struttura e paralisi totale del traffico, oltre ad ingentissimi,  stratosferici danni, con la perdita di ogni introito e profitto da pedaggi e probabilmente di  futuri profitti a fronte di una probabile revoca della concessione da parte dello Stato. Cosí che,  si può concludere secondo il vecchio, saggio, popolare adagio : " Chi troppo vuole nulla stringe" 
E', questa descritta, la singolarità e il paradosso della vicenda crollo              Ponte Morandi rispetto elle analisi e affermazioni di Hillman. 

3. LA (ASSENZA DI) RESPONSABILITA' SOCIALE (D'IMPRESA) 
Il terzo ordine di considerazioni concerne la scarsa o del tutto assente responsabilità sociale di Autostrade per l'Italia S.p.A. e della famiglia Benetton che é trasparita da questa tragica vicenda. 
A partire dagli aspetti legati alla comunicazione e alla "gestione della crisi", come da più parti é già stato, anche autorevolmente, riportato. (Per i concetti di eticità e responsabilità espressi da Hillman si rimanda, più diffusamente ai concetti esposti nella parte Prima del suo saggio: pagg. 37 e segg.)  
Sono fatti ben noti e appresi dalla cronaca, per cui risulterrebbe superfluo aggiungere altro. 
Valga solo ricordare che la cattiva comunicazione e la pessima se non del tutto assente "gestione della crisi" da parte dei vertici aziendali sono state tali per cui qualcuno é arrivato ad affermare che tali comportamenti hanno rappresentato  addirittura l'esempio paradigmatico di come NON vada fatta comunicazione d'impresa e di come NON vada fatta "gestione delle crisi aziendali". 
Al giorno d'oggi, ma già da tempo, si fa tanto parlare di CSR   (Corporate Social Responsibility), responsabilità siciale d'impresa, etica d'impresa, accountabilitye altre analoghe formule comunque simili tra loro ed esprimenti  nella sostanza principi e concetti simili. 
Il crollo del Ponte Morandi ha toccato e impatterà negativamente una vasta pletora di stakeholders e di categorie sociali. 
Questo a dimostrazione concreta ed esemplare che la responsabilità sociale  d'impresa é una cosa seria e non puó e non deve limitarsi a tronfi, roboanti proclami e vuote affermazioni di mera facciata, come troppo spesso succede; essa dovrà fare ancora molta strada in Italia.  
Questo articolo è stato originariamente pubblicato su LinkedIn  da Massimiliano Mauriello in data  30/08/2018  Potere, Profitto, (In)efficienza e Responsabilità
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